La facciata degli Scalzi rappresenta un unicum nel contesto della città, in quanto interamente realizzata in marmo di Carrara, litotipo raramente utilizzato in ambiente veneziano. Infatti questo calcare a struttura saccaroide si è rivelato assai poco adatto, in particolare per la sua collocazione all’esterno, che lo sottopone all’aggressività del clima lagunare, oltre agli sbalzi termici dovuti sia all’irraggiamento che al gelo. La necessità di un intervento di restauro della facciata della Chiesa degli Scalzi, opera del tardo Seicento di Giuseppe Sardi realizzata in marmo di Carrara, nacque in seguito ad un inaspettato accadimento nel luglio del 2013, quando crollò a terra una foglia d’acanto di un capitello del primo orizzontamento. La complessità di questo lavoro è stata, in primo luogo, nell’intrecciarsi di un’approfondita ricerca storica e di archivio con le diverse fasi di avanzamento del cantiere di restauro, a partire dal rilievo e dalla diagnostica, fino alla sperimentazione di vari materiali, dagli agenti di pulitura ai consolidanti e protettivi. Le prime indagine diagnostiche misero in luce fenomeno degenerativo vasto e inaspettato, che interessava tutto l’apparato decorativo marmoreo: esso appariva decoeso e caratterizzato da decoesione e in alcuni casi da vera e propria polverizzazione della materia al di sotto di una superficie corticale apparentemente compatta, per una profondità variabile dai 6 fino ai 12 cm. Si è intraperesa quindi una ricerca sperimentale, in collaborazione con il CNR/Istituto di Geoscienze e Georisorse di Firenze, dato che questa drammatica condizione del marmo non trovava riscontro in letteratura, mancando altri esempi di tale entità in laguna veneziana.
Prodotti polimerici quali acrilici o acril-siliconici, seppure ampiamente utilizzati nel consolidamento dei marmi cristallini, avrebbero creato ulteriori problematiche, a cui si sarebbe dovuto aggiungere l’impossibilità di ritrattare le superfici in seguito al restauro. L’attenzione è stata rivolta verso la gamma dei prodotti inorganici, sostenuti dal chiaro intento di eseguire un intervento che permettesse in futuro la ritrattabilità della superficie.
La linea conduttrice del progetto di restauro della facciata della Chiesa degli Scalzi non ha potuto che orientarsi verso l’impiego di materiali e di tecnologie costruttive tradizionali. Ciò non ha escluso l’abbinamento di materiali tradizionali con quelli innovativi, sempre però a partire da una verifica garantita da una sperimentazione accurata e da un preventivo confronto di compatibilità con gli omologhi materiali tradizionali. Pertanto le varie fasi operative derivano da un approfondimento critico delle tecnologie del passato, con l’uso abbinato di materiali di sintesi e di materiali inorganici purché ampiamente giustificati e supportati da esauriente sperimentazione, in vista di un possibile miglioramento dei risultati.
Clienti: Provincia Veneta dell’Ordine dei Carmelitani Scalzi
Team:
Arch. Giorgio Forti e Arch.Ilaria Forti
Coordinamento e Progetto architettonico:
Arch. Giorgio Forti e Arch.Ilaria Forti
Responsabile scientifico della sperimentazione e della ricerca per il consolidamento del materiale lapideo:
Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto di Geoscienze e Georisorse sede di Firenze, rappresentato dalla figura della Dottoressa Mara Camaiti
Progettista delle opere di consolidamento strutturale:
Ing. Mario Pagan de Paganis
Coordinatore della sicurezza progettazione ed esecuzione:
Architetto Nicola Picco
Collaboratori: Arch. Ludovico Centis, Arch. Tommaso Petrosino, Ing. Marta Cocco
Fotografo: Giorgio De Vecchi
Anno: 2013 – 2018